Materiali e tecniche esecutive
Le travi portanti con le cornici modanate applicate sono cinquecentesche.
In epoca neoclassica, i fondi originali dei cassettoni sono stati sostituiti con pannelli in stucco modellati in loco su graticcio di canne e applicati a travetti di varie misure.
Restauri documentati
Settecento:
Nel 1774 è documentata nella sua funzione di cucina mentre nel 1797 Paolo Pozzo è costretto a intervenire sul soffitto, distrutto dalle truppe napoleoniche che avevano trasformato il palazzo in una caserma con prigione.
Ottocento:
Nel 1813 avviene il restauro soffitto da parte di Girolamo Staffieri con la sistemazione dei cassettoni e l’elaborazione degli stucchi. Resta, al contrario, intatto il fregio giuliesco.
Novecento:
Sono documentari i restauri avvenuti nel dopoguerra con l’intervento dei restauratori Assirto Coffani e Enrico Baldassari.
Restauro del 2002/2003
Il restauro del soffitto è stato effettuato da Augusto Morari.
Problematiche conservative
Le corde che sostenevano le canne, a contatto dei chiodi arrugginiti, si erano deteriorate e rotte, con conseguente spanciamento dello strato di malta e stucco (di notevole spessore) e distacco di alcuni pezzi. I travetti di legno erano parzialmente o totalmente staccati dalle canne; il piano di calce e sabbia nel quale le canne erano “immerse” era segnato da crepe; le canne erano decoese, polverizzate e inaridite.
Intervento
Stucchi e fondi dei pannelli: Sono stati velinati con doppio strato di carta giapponese e consolidati a più riprese con resina acrilica.
La macchina per lo smontaggio dei pannelli: Si è costruita una macchina su misura, destinata a smontare ciascun cassettone dal suo sito. In questo modo è stato possibile, da una parte, portare i cassettoni a una quota comoda per la pulitura e, dall’altra, pulire il soffitto e rinforzarlo con una rete metallica bloccata con resina a due componenti e sabbia.
Pannello centrale: L’ottagono dedicato a Diana, che presentava solo una fessurazione centrale, non è stato smontato ma semplicemente fissato con perni di legno duro e colla sui travetti. La fessura è stata stuccata con resina.
Per approfondimenti:
- P. ARTONI, G. MAROCCHI, I recuperati ambienti di Palazzo Te in Mantova. Tracce per una storia dei restauri, in “Storia e cultura del restauro in Lombardia. Esiti di un biennio di lavoro in archivi storici”, Associazione Giovanni Secco Suardo, Lurano, Il Prato editore, 2009, pp. 141-187.
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