a cura di Stefano Benetti,
Museo della Città di Palazzo San Sebastiano
21 novembre 2008 - 25 aprile 2009
Traendo spunto da tale pubblicazione, in occasione dei centocinquanta anni dalla seconda guerra d'indipendenza, ed in particolare dall'evento bellico, per lo più tratte dall'Album e derivate da disegni presi dal vero di Carlo Bossoli.
L'esposizione offrirà una testimonianza visiva della portata dell'evento agli occhi dei contemporanei e della sua successiva “fortuna” iconografica in tutta Europa.
Il percorso della mostra, dopo una breve prefazione sull’epoca della Restaurazione a Mantova, si apre con i due grandi dipinti di Eleuterio Pagliano, “Episodio della battaglia di Solferino” e di Antonio Olivieri “I campi di San Martino”. Le tele, provenienti dal Museo del Risorgimento di Milano, facevano parte in origine dell’arredo di Palazzo Reale. Si tratta dunque di due opere riconducibili alla committenza reale e perciò riservate ad una fruizione altamente selezionata. E’ noto, infatti, che già all’indomani della battaglia questa divenne un soggetto ampiamente rappresentato nella pittura italiana. La casa regnante commissionò, come nel caso del dipinto del Pagliano, o acquisì, come nel caso dell’opera di Olivieri, grandi tele di intento celebrativo destinate alle regge di Torino, Milano e Firenze.La mostra concentra poi la propria attenzione sulla tipologia figurativa rappresentata dalle incisioni a stampa, ed in particolare su un’iniziativa editoriale di grande fortuna: l’“Album Storico Artistico della Guerra d’Italia. 1859”, edito a Torino nel 1861 da Claudio Perrin. E’ questa una raccolta di litografie concepita come un reportage di guerra, articolato per immagini e attento a riprodurre anche i paesaggi della Valle Padana teatro degli eventi. La pubblicazione presenta elementi di originalità in quanto associa al racconto per immagini la narrazione testuale dei fatti, ricavata dagli articoli del corrispondente del The Times di Londra presente sui campi di battaglia. L’opera nasceva con espliciti intenti divulgativi, rivolgendosi, come annunciato dall’editore stesso, a tutti gli “Italiani” appartenenti “ad ogni classe di persone amanti della patria”. Venne perciò pubblicata in due edizioni, una pregiata a colori, l’altra, in nero, più economica e, per agevolarne la distribuzione, venduta mensilmente a dispense.
Un ultimo nucleo di stampe italiane, francesi e austriache testimonia ulteriormente di come la battaglia conobbe in Europa una vasta produzione iconografica.
Stefano Benetti, Direttore Musei Civici