La forte spinta ideale che ha animato il Comune di Mantova in questi ultimi anni rivolta a ricomporre i frammenti dispersi o dimenticati dell’identità storica locale, ha stimolato una profonda azione di ricerca sulle collezioni civiche e una intensa riflessione sull’istituzione del Museo Civico come luogo privilegiato della memoria e dell’identità e come palinsesto dei momenti più emblematici della storia di Mantova. In questo contesto, il recupero del civico Palazzo San Sebastiano, dimora gonzaghesca cinquecentesca, e la sua destinazione a spazio museale costituiscono ulteriori contributi al conseguimento di tale obiettivo.
Se l’idea di un museo della città è lo specchio della cultura che una città può vantare, è altrettanto vero che un museo civico è il risultato più profondo dell’idea che una comunità ha di se stessa e del suo impegno per rinsaldare i fili della propria storia.
Nel nostro caso ciò ha significato recuperare e valorizzare attraverso il Museo della Città alcuni tratti della grande civiltà artistica mantovana e il gusto per il collezionismo appartenuto ai Gonzaga, salvaguardate dall’ottocentesco Museo Patrio di Mantova.
La riflessione sul discorso progettuale non poteva allora prescindere dall’esperienza promossa dalla Municipalità con l’istituzione nel 1852 del Museo Patrio, che vede il formarsi delle Collezioni Civiche (con materiale archeologico, epigrafico, numismatico, risorgimentale, oltre a dipinti e sculture) nel Palazzo Accademico, arricchitosi poi di una straordinaria collezione statuaria greco-romana e rinascimentale, collocata nel palazzo degli studi (attuale Biblioteca Teresiana) sino a costituire un patrimonio di diverse migliaia di opere di estremo valore storico e artistico.
L’esperienza del Museo Patrio - pur se breve perché esauritasi nell’arco di poco più di cinquanta anni a seguito del deposito delle Collezioni Civiche in Palazzo Ducale e la conseguente dispersione dei dati inerenti la conformazione delle collezioni stesse - rimane il riferimento ideale. E’ un’esperienza fondamentale perché si colloca nel quadro nazionale di fine Settecento - primi Novecento, quando, in presenza di una emergenza conservativa senza precedenti, prende forma in tutta Italia quella fitta rete di musei locali entro i quali, secondo la bellissima immagine di Andrea Emiliani, “i materiali si raccolsero come acqua in pozzanghere dopo un nubifragio”.
E’ in questo contesto che Mantova, tra le prime città in Italia, genera il proprio Museo Patrio, nato con lo scopo di “raccogliere oggetti d’arte e storici che si trovavano qua e là dispersi per la provincia ed in continuo pericolo di andare guastati, distrutti o altrimenti perduti”.
Da queste direttrici ideali si è partiti per progettare, sulla scorta dei risultati del lavoro di ricerca sul patrimonio civico, il nuovo Museo della Città, ripensandolo attraverso una duplice chiave di lettura. La prima, vuole rendere conto delle più significative dinamiche ideali e dei momenti più emblematici della storia di Mantova quali il rapporto tra la città e l’acqua, il gusto per l’antico e per il collezionismo, la città del principe, il sistema araldico delle famiglie mantovane, la cultura di mantova in età moderna. Busti e rilievi antichi e rinascimentali, raffinati reperti architettonici provenienti dai principali monumenti e edifici privati della città e dei suoi dintorni, dipinti di epoca quattrocentesca e cinquecentesca, affreschi staccati di scuola mantegnesca, stemmi araldici della famiglia Gonzaga e delle famiglie mantovane raccontano questi ambiti ideali.
La seconda chiave di lettura intende fornire, anche grazie al supporto dalla moderna tecnologia multimediale, riferimenti e nuovi interrogativi in direzione della città, che di per sé è già museo, e del suo territorio.
Se le opere esposte ci restituiscono i tratti della grande civiltà artistica mantovana, tutto lo splendore della corte gonzaghesca rivive nello stesso Palazzo di San Sebastiano, che, dopo il suo recupero e restauro (le cui fasi sono riproposte attraverso la tecnologia multimediale) offre oggi la possibilità di godere della splendida Loggia dei Marmi e di pregevoli cicli di affreschi del quattro, cinque e seicento (Camera del Crogiuolo, Camera delle Frecce, Camera del Sole).
La forte vocazione alla ricerca dell’istituzione museale e l’idea di Museo della città così pensato, ha trovato l’interesse di un qualificatissimo gruppo di studiosi - Carlo Bertelli, Arturo Calzona, Corrado Fratini, Giancarlo Malacarne, Elena Maria Menotti, Leandro Ventura - che, collaborando al progetto scientifico, ha garantito l’elevato profilo del progetto stesso e posto le condizioni per una crescita costante del museo.
Il Museo della Città, così delineato, assume un profilo che vada ben oltre la dimensione territoriale, per il valore delle opere esposte, per il contributo scientifico portato da autorevoli studiosi, per le prospettive di sviluppo e per i livelli istituzionali che hanno condiviso questo percorso: il Comune di Mantova, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Direzione Regionale della Lombardia, la Regione Lombardia, le Soprintendenze locali, in esecuzione dell’Accordo sottoscritto nel gennaio 2000 tra il Ministro dei Beni Culturali e il Comune di Mantova.